#bassavelocità
vite in viaggio sui treni regionali
di e con Bernardino Bonzani
direzione musicale Antonella Talamonti
regia e consulenza drammaturgica Monica Morini
produzione Teatro dell’Orsa
Se sul treno ti siedi al contrario
con la testa girata di là
vedi meno la vita che viene
vedi meglio la vita che va.
Vivian Lamarque
da Poesie 1972-2002, Mondadori, 2002
Cosa vuol dire viaggiare a bassa velocità? Scovare storie nelle pieghe del tempo, intercettare vite invisibili. Dall’Emilia al Lazio, dalle Marche alla Puglia, dalla Toscana alla Calabria, un affresco di voci che abbraccia l’Italia, un viaggio che si dipana dentro l’ascolto e la ricerca fatta sui treni regionali italiani.
L’autore interprete Bernardino Bonzani ha costruito lo spettacolo raccogliendo, nell’arco di molti mesi, storie di persone incontrate durante lunghi viaggi sui treni regionali in tutta Italia.
La direzione musicale di Antonella Talamonti ne cuce un tappeto sonoro evocando con i canti popolari gli aedi antichi.
La regia di Monica Morini suggerisce che possiamo essere custodi delle vite degli altri.
NOTE SULLA MUSICA
Sul treno gli incontri sono fatti di visi, corpi, suoni.
I dialetti, i colori delle voci, l’espressività musicale delle parole scambiate, cambiano all’interno degli scompartimenti secondo l’itinerario.
La musica non può prescindere questa ricchezza tutta italiana, fatta di culture diverse conviventi nel raggio di un centinaio di chilometri.
Il canto di tradizione orale, la canzone popolare d’autore, affiorano tra il rumore dei treni e le parole del narratore; canti che vengono da lontano, mormorati, intimi, che portano paesaggi dell’anima.
Tra i suoni del qui e ora e i suoni dell’altrove si apre uno spazio per il ricordo, per i molti modi in cui la vita parla di sé.
NOTE DI REGIA
Proprio mentre ti stai perdendo sei vicino alla conoscenza.
Prendiamo treni ad alta velocità per risparmiare tempo e arrivare presto alla meta, abbiamo navigatori che disegnano per noi il percorso.
In un viaggio a bassa velocità non solo sei disposto a perdere tempo e orientamento, ma a riorientare la percezione che hai degli altri, del mondo, di cosa conta davvero.
Un doppio binario gioca sulla velocità e lentezza come lente di ingrandimento del sentire, segue il profilo dei personaggi e il flusso di pensieri evocati dai canti regionali come grande serbatoio di oralità. Questo fa il corpo narrante in scena, non restituisce solo la traiettoria di un viaggio, si fa gesto e voce delle vite degli altri, diventa custode e aedo contemporaneo.
La messa in scena cuce un filo rosso di incontri dove il canto della voce è un flusso di coscienza, radice di memoria e antenata che ci custodisce.
DIARIO DEL PROGETTO
Sono stato mosso dal desiderio di recuperare la dimensione relazionale e sociale del viaggio, quella che ti fa accorgere che intorno a te c’è un’umanità.
Quando ho iniziato a gennaio del 2020 a fare i primi viaggi a bassa velocità sui treni regionali ad ascoltare le vite degli altri, avevamo da poco debuttato con lo spettacolo Saluti dalla Terra. Quel lavoro e tutta la sua ricerca precedente, ha segnato per noi una presa di coscienza ecologista e ambientalista importante. In questa visione, vivere con lentezza prende anche un valore politico. La lentezza è una condizione che unisce. Certo, il treno regionale di fatto è anche un mezzo di trasporto che rilascia un’orma ambientale con un impatto minore, più economico, ma nel pensiero dello spettacolo diventa portatore di un’umanità varia e da scoprire. La lentezza è canone che nella vita reale non sempre viene considerata un vantaggio economico. Forse la dobbiamo riconsiderare per contrastare il modo dissennato in cui gli esseri umani stanno sfruttando il pianeta fino a renderlo invivibile.
Per la mia ricerca gli incontri con le persone sono stati grande fonte di ispirazione drammaturgica, delle perle che mi hanno aiutato anche a comprendere meglio il valore del progetto che stavo compiendo. Raccontavo loro del teatro e del perché lo stavo facendo, in questo scambio reciproco, le persone si aprivano, raccontavano, attingevano alla memoria e al proprio sé interiore. Mettersi nei panni degli altri è il gioco del teatro.
C’è un filo rosso dato dalla regionalità, le vite che si innestano nei paesaggi, le cadenze del parlare, i canti portati dalla ricerca della musicista Antonella Talamonti che cura la direzione musicale dello spettacolo. C’è poi il viaggio, lo stare tutti su un treno dove si è fermi e in movimento al tempo stesso, dove ci si trova da viaggiatori in una medesima condizione orizzontale. C’è la precarietà del vivere, la fragilità di cui siamo fatti, l’invincibile desiderio di essere felici.
I miei viaggi sono stati determinati soprattutto dalle coincidenze, e non solo perché stava nelle regole non avere un percorso predefinito e delle tappe decise, ma perché era proprio nell’incontro inaspettato che si generava nuovo senso, nuove tappe, nuove fermate. Ho girato l’Italia dalla Puglia alle Marche, dalla Calabria alla Toscana, ciò che gli incontri mi hanno portato è la straordinarietà nella quotidianità. Le coincidenze avvengono se te ne accorgi. È una postura che hai nel mondo.
Come nella poesia di Kavafis, Itaca ti ha donato il bel viaggio, ciò che conta non è la meta, ma ciò che accade mentre lo stai vivendo e come. È il come che conta, non il cosa, la relazione che hai con il mondo e le persone crea il cammino.
Ospite a:
- PoetaTerra Festival 2023
- Festival Internazionale di Narrazione di Arzo (CH)