Storie di pace e libertà. Una rivolta guidata dalle donne.
Premio del pubblico Museo Cervi Teatro per la Memoria 2013
scritto diretto e interpretato da Monica Morini e Bernardino Bonzani al pianoforte Claudia Catellani collaborazione Annamaria Gozzi
Si ringrazia per la generosa consulenza Letizia Quintavalla
Le donne sentono la luna, la luna che gonfia le maree, la pancia, i seni e il cuore Quando salì alta nel cielo la luna si specchiò nel fiume e lo fece tutto d’argento Un argento che ti faceva sentire la febbre, un caldo da strapparti via il male taciuto le fatiche, le umiliazioni, le ingiustizie, la fame, troppi spilli e aghi conficcati sotto le dita, sotto la pelle, vorresti toglierteli in una volta sola gli aghi della guerra e dei mariti lontani le donne hanno pazienza, filano, tessono ma adesso basta. “Ne avete abbastanza del pane che vi danno? Se è poco, venite con noi”.
Le donne sanno che non c’è lotta e giustizia senza bellezza. Un racconto commovente e ironico, l’affresco di un secolo, la resistenza, la protesta veemente e appassionata di mille donne che durante la guerra irrompono nel municipio di un paesino della pianura emiliana al grido di pane e pace. Tutte donne, antifasciste, braccianti, madri e spose che devono provvedere alle famiglie mentre mariti, fratelli e figli sono al fronte. Disobbedienti come Antigone, questo racconto è dedicato a loro, a queste nostre antenate.
Recensioni
GAZZETTA DI PARMA lunedì 4 febbraio 2013 Di Francesca Ferrari PANE e ROSE SCRITTO, DIRETTO E INTERPRETATO da Monica Morini e Bernardino Bonzani ACCOMPAGNAMENTO MUSICALE: Claudia Catellani PRODUZIONE : Teatro dell’Orsa (in collaborazione con ANPI- Associazione nazionale partigiani d’Italia) GIUDIZIO: ••••
L’8 ottobre del 1941 un gruppo di mille donne, protestò al grido di “pane e pace !”, presentandosi nel municipio di un paesino della pianura reggiana. Si trattava di braccianti antifasciste, madri e spose, che, mentre i mariti erano al fronte, dovevano provvedere ai propri figli, lottando contro la fame di cibo e, ancora di più, di giustizia. Dieci fra queste donne “pasionarie” furono poi arrestate e incarcerate. Monica Morini e Bernardino Bonzani, bravi e impegnati, come sempre, nel teatro di narrazione, potente strumento per tramandare la memoria storica, ancora di più se accompagnato dalla musica dal vivo ( fisarmonica e piano di Claudia Catellani), hanno voluto raccontare questo episodio, sconosciuto ai più, ma esemplificativo nel rappresentare la drammatica situazione delle donne in quegli anni. Racconto di dignità, quello messo in scena al Teatro Europa ( e presentato in anteprima al XIII Festival Internazionale di Narrazione in Svizzera ), di fronte a un pubblico attento e pronto ad ascoltare una storia che, già dalle prime battute, parla al cuore e alla pancia. Un affresco della vita nella “corte”, fatta di fatica, sudore ma anche solidarietà, dove “nessuno teneva la porta chiusa”, delle mazurke ballate a fine giornata (per sentirsi vivi) ma anche degli incontri politici clandestini, nel nome del socialismo e del comunismo (per sentirsi uniti). E proprio a questa vita politica le donne non avevano accesso. Come poteva essere il contrario ? Donna come custode del focolare domestico, pronta a regalare figli sani alla patria e dedita al sacrificio quotidiano, ma … zitta. Per alcune di loro, la parola d’ordine diventa “disobbedienza”. Si può cambiare, o almeno provarci. Si può fare una “curva”, come il fiume (anche lui disobbediente) nella pianura dove tutto è dritto, come una riga tracciata su un foglio di carta. La piena può rompere l’argine e, così, le donne, allo stesso modo, possono scendere in piazza, spinte dalla fame, dall’orgoglio e dalla luna che “specchiandosi nel Po, lo fa d’argento, di un argento vivo che riempie le case” e gli animi. Caldo e febbre non più per la fatica ma per la voglia di rivolta. Spaventare le autorità , ma senza armi, solo con la voce e con gli occhi senza paura di Antigone (il mito non è più una “fola” ! E diventa reale). Non c’è giustizia senza bellezza, senza un messaggio di speranza. Pane sì, ma anche pace e rose, “bread and roses !” ( gridavano le donne scioperanti in America), perché anche i cuori hanno fame, come i corpi. Un triplo applauso sul finale: allo spettacolo, magnificamente interpretato, alla nonna della musicista, che partecipò a quella protesta e venne imprigionata, e al pane gentilmente offerto al pubblico. Le rose ? Citazioni di poeti come Tonino Guerra, avvolte come preziose pergamene fra il pane, simbolo di pace.
GAZZETTA DI PARMA giovedì 18 luglio 2013 Di Valeria Ottolenghi PANE e ROSE Storie di pace e libertà. Una rivolta guidata dalle donne DI E CON Monica Morini e Bernardino Bonzani MUSICHE DAL VIVO: Claudia Catellani PRODUZIONE : Teatro dell’Orsa GIUDIZIO: •••••
Donne insieme contro la fame e la guerra: sapendo bene quello che c’era stato prima
Negli anni è andato crescendo molto il pubblico al Festival di Resistenza di Casa Cervi, ma per la serata di “pane e rose. Storie di pace e libertà. Una rivolta guidata dalle donne” di/con Monica Morinie Bernardino Bonzani, in scena anche Claudia Catellani per la musica dal vivo, gli spettatorisono stati particolarmente numerosi, s’immagina sapendo il tema affrontato, un episodio accaduto proprio in terra reggiana, quando l’8 ottobre del 1941 un migliaio di donne, tutte insieme, si erano mosse per chiedere a voce alta e piena “pane e pace” dieci di loro quindi imprigionate. Molti gli applausi a scena aperta, i “brava” rivolti alla Morini quando ricordava le fatiche e la fame nella campagna, l’arduo percorso dell’emancipazione femminile. Un calore speciale, un’intensa comunicazione tra scena e platea – e al termine la Compagnia dell’Orsa che lavora a Reggio Emilia ha voluto sottolineare la speciale commozione nel trovarsi lì a recitare: proprio dieci anni prima Monica Morini e Bernardino Bonzani avevano iniziato a fare ricerche, a rielaborare teatralmente temi legati alla memoria raccontando dei fratelli cervi in “cuori di Terra” lo spettacolo con cui avevano vinto, 2003, il Premio Ustica per il teatro di impegno sociale e civile. I due interpreti sono i narratori, ma assumendo via via anche diversi ruoli, a volte solo per brevi passaggi, sottolineando in più occasioni un’intima, sentita partecipazione, specie lei, avvicinandosi al palcoscenico, accalorandosi quasi a voler convincere, coinvolgere emotivamente i presenti, oltre ogni tempo storico. Piccoli episodi (il padrone che ammazza il cane che avvisava del suo arrivo i contadini) e diverse spiegazioni (per esempio la differenza tra mezzadri e terziari, casanti e fittavoli), situazioni corali (la corte, la vita di tante famiglie insieme) e la diffusione delle idee socialiste. E la guerra: da quella del 15/18. Perché, “come diceva l’Antenisca” per capire bisogna sapere cosa c’era stato prima di quella rivolta , “bisogna andare da chi indrè”. E in quel tornare indietro tema guida, tra dolori e sfruttamento, è la tenacia delle donne, la loro forza nel cercare di far vivere le persone care mentre tutto è così difficile, nella miseria, sotto la dittatura del fascismo. Il mito di Antigone la sua disobbedienza alle leggi della città. La lotta partigiana. Ancora il proscenio: ”le donne sanno che non c’è lotta e giustizia senza bellezza”. E altre donne, anni prima avevano marciato oltreoceano, chiedendo proprio “pane e rose”. Con nuove ondate di applausi.
AGENDA 2030 – Obbiettivo 5
Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’autodeterminazione di tutte le donne e ragazze